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Ansia da prestazione

L’ansia da prestazione è un’emozione con una specifica utilità. E’ una risposta fisiologica di attivazione che aumenta le performance nelle circostanze nelle quali sono richieste maggiore impegno e concentrazione. L’ansia puà essere utile per raggiungere obiettivi se presente nella misura in cui permette di raggiungere performance eccellenti. Quando diventa eccessiva, o addirittura paralizzante, diventa un problema da gestire e superare.

Come riconoscere l’ansia da prestazione da una sana quantità di ansia.

L’ansia da prestazione ha la specifica caratteristica di manifestarsi prima del l’evento temuto e ingigantire sia la situazione che le possibili conseguenze. Se la preoccupazione è sproporzionata e comporta un incessante pensiero relativo all’evento con buona probabilità si tratta di ansia da prestazione.

La persona che anticipa con elevata frequenza la situazione temuta, immaginando conseguenze catastrofiche in seguito alla propria performance, potrebbe beneficiare di un intervento di psicoterapia breve per risolvere il “vizio” della “anticipazione” che porta ad accrescere continuamente l’ansia e a causare ulteriori problemi.

I sintomi tipici dell’ansia sono l’irritabilità, il rimuginio continuo, la difficoltà a concentrarsi, l’insonnia o l’utilizzo di altri meccanismi compulsivi di gestione dell’ansia come il ricorso al cibo, al sesso, al fumo non per godere di qualcosa di piacevole, o di soddisfare un bisogno ma nel tentativo di alleviare l’ansia. Possono essere presenti anche sintomi fisiologici come tensioni muscolari, dolori alla cervicale, tremori o respiro corto.

Ansia da prestazione e perfezionismo

Il perfezionismo è una modalità di pensiero caratterizzata dalla modalità “tutto o nulla”. Se non sarò perfetto, allora sarà un disastro. Aspettative irrealistiche conducono ad un ideale irraggiungibile di performance che genera una quantità enorme di tensione proprio perchè impossibile da raggiungere.

Il perfezionismo può anche essere legato ad una eccessiva importanza che viene attribuita al giudizio altrui. Chi soffre in modo grave da ansia di prestazione è inflessibile con sè stesso e non può tollerare il discostarsi da questo ideale irraggiungibile di perfezione.

Conseguenze dell’ansia da prestazione

Se una sana quota di ansia permette di arrivare preparati ad un esame e di ottenere buone performance, la presenza di una eccessiva ansia può portare a due esiti: irrequietezza e tensione oppure ritiro e inibizione. In entrambi i casi, il risultato effettivo sarà ben lontano da quanto sperato e sarebbe bene intraprendere un percorso di psicoterapia per affrontare il problema.

Ansia da prestazione e autostima

Generalmente, chi soffre di forte ansia ha decisamente paura di un giudizio negativo da parte degli altri ed è il primo a giudicare male sè stesso. Il rischio è quello di cadere in un circolo vizioso in cui l’ansia da prestazione causata da una banale tendenza al perfezionismo possa diventare causa di un profondo malessere, rafforzato dai fallimenti causati dall’ansia.

Aspetti cognitivi

Il processo cognitivo erroneo che spesso fonda l’ansia da prestazione è rigido e assolutista portando a pensare in termini “tutto o niente” in relazione all’evento. “se faccio un solo errore sarà una catastrofe, allora non varrò niente e gli altri mi escluderanno”. Chiaramente, si tratta di un errore cognitivo e di una valutazione molto distante da quello che potrebbe succedere in caso di mancata perfezione. L’ansia, si regge proprio su questo errore cognitivo.

Le aspettative creano la realtà

Se prima di un compito importante una persona si immagina di affrontare quel compito e di fallire nel modo più catastrofico possibile, sta creando le premesse perchè ciò possa avvenire. Per prepararsi ad una prova importante, converrebbe al contrario, immaginarsi un buon esito. Preparare la nostra mente affinche le cose vadano per il verso giusto è un ottimo ingrediente per aiutarsi ad affrontare ciò che temiamo.

Ansia da prestazione, in che ambiti si può manifestare

L’ansia da prestazione può manifestarsi nei più svariati ambiti della vita di ognuno. Potrebbe rappresentare un problema l’ambito lavorativo, quello relazionale o sessuale, quello sportivo o scolastico. L’ansia da prestazione, se non gestita nella maniera corretta, può inficiare il percorso di vita al punto da portare a fallimenti lavorativi e o sociali che compromettono gli eventi a tal punto da generare poi altri disturbi psicopatologici come i disturbi dell’umore o i disturbi di personalità.

L’ansia da prestazione può anche trasformarsi in difficoltà sessuali che possono manifestarsi come disturbi del desiderio, dell’inibizione, vaginismo, anorgasmia o eiaculazione precoce. La sessualità in queste situazioni non viene più vissuta come un momento di incontro e relazione ma come una prova caratterizzata da timore e tensione eliminando il piacere dello stare in coppia.

Come si cura l’ansia da prestazione

Se i sintomi sono sempre uguali o perlomeno ascrivibili alla generica “ansia da prestazione”, così non è per la terapia. Il trattamento sarà differente se alla base del disturbo c’è una problematica relativa al perfezionismo e all’autostima risalente all’infanzia o diversamente un trauma recente (anche relazionale) che ha portato allo strutturarsi dell’ansia. Se i pensieri conseguenti l’ansia portano ad un ritiro sociale è possibile indagare l’umore e lavorare in quella direzione, viceversa se i sintomi sono più legati alla iperattivazione e al panico sarà possibile lavorare sul rilassamento e sulla presenza mentale. Il professionista di riferimento è lo psicoterapeuta e ogni indirizzo ha strumenti per trattare l’ansia da prestazione. Nella mia cassetta degli attrezzi, la combinazione di EMDR, ipnosi, mindfulness e tecniche di rilassamento, possono aiutare ad affrontare ogni tipo di ansia da prestazione.